Primo viaggio in Martinica

Appena scendo dal 747 dell’Air France, ancora ventenne, ho il mio primo fortissimo impatto con i Caraibi. 

È un coup de foudre: la beguine, con il suo ritmo da rumba ma più rallentato e allusivo, che fa Ba moin en ti bo / Deux ti bo, trois ti bo / Doudou; i corpi seducenti delle creole; il frusciare delle palme al vento; l’umidità; il sottofondo notturno delle piccole raganelle tropicali che sembra in tutto e per tutto un costante frinire di grilli. 

Per un ragazzo di vent’anni è impossibile non restare folgorato da questo viaggio. 

[…]

E poi c’è il Ti’ Punch. In Martinica, appena ci si siede in un qualunque ristorantino, anzitutto si beve Ti’ Punch. Ti fanno scegliere il rum, ovviamente bianco agricole, che inizialmente è sempre a 59% di alcol (poi le gradazioni sono state ridotte per via delle tassazioni). Ti portano quindi la bottiglia sul tavolo, insieme ai piccoli citron vert tagliati in quattro, lo sciroppo di succo di canna, lo zucchero di canna e il ghiaccio. Così ognuno riempie il proprio bicchiere come preferisce, alcuni con lo zucchero altri con lo sciroppo, ma sempre partendo da uno dei due, per poi aggiungere e mescolare il succo del citron vert (che va spremuto prima di versare il rum, altrimenti lo zucchero non si scioglie), per concludere quindi con ghiaccio e rum. 

[Brano tratto da Nomade tra i barili, di Luca Gragano]

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